Superare lo scoraggiamento
All’interno del nostro lavoro, ad esempio, spesso siamo di fronte a una situazione in cui il nostro superiore ci chiede di eseguire un progetto complicato o una operazione in tempi brevi. Potremmo dire a noi stessi:”Non chiedermelo! È oltre le mie capacità, qualcun altro potrebbe farlo meglio di me”, “C’è così tanto in gioco in questo progetto, rischio di sabotarlo!”
Possiamo includere lo stesso discorso nel contesto della nostra vita spirituale. Pensiamo, per esempio, che sia impossibile realizzare la vacuità o ottenere realizzazioni spirituali.
Questi due esempi ci mostrano di essere sotto l’influenza dello corteggiamento e che stiamo sabotando noi stessi. Se ci rendiamo conto di poter raggiungere finalmente l’obiettivo, con un po’ di incoraggiamento, ne siamo felici e accettiamo le sfide che ci si presentano. Nello stesso modo, rinunciando all’idea di non poter realizzare la vacuità, con incoraggiamento e ispirazione, possiamo provare piacere e compiere il primo passo.
Pigrizia mascherata
Lo scoraggiamento è onnipresente nel nostro tempo, e quando si è impegnati nella pratica spirituale, diventa un pericoloso tipo di pigrizia chiamato “la pigrizia dello scoraggiamento”.
Abbiamo un enorme potenziale spirituale. Tutto dipende dalla nostra mente, dai nostri pensieri, compreso il senso di noi stessi. Mantenere il pensiero che il nostro sé sia permanente e limitato, ci impedisce di cambiare e di realizzare il nostro potenziale.
L’auto-distacco può essere percepito come accattivante, a volte anche umile, ma il più delle volte afferra fortemente un sé limitato che ci impedisce di provare o di raggiungere qualsiasi cosa possa aiutare sia noi stessi che gli altri. Il nostro monologo interiore ci porta a sviluppare pensieri del tipo “Sei cattivo”, “Sei troppo vecchio”, “Non riuscirai”, ecc. Questi pensieri non sono umiltà, ma avversione e commenti offensivi che non vorremmo tollerare in altre persone. Il motivo per cui tolleriamo e consideriamo i nostri dannosi pensieri è un vero peccato. Comprendendo di possedere una preziosa vita umana, la natura di Buddha ci permette di fare assai di più.
Per quanto riguarda la pigrizia dello scoraggiamento, potremmo pensare:”Lo scoraggiamento è un problema per me – spesso nella mia mente non vi è alcun confine tra l’auto cancellazione e l’autodistruzione. Il mio insegnante mi ha detto che il nome completo dello scoraggiamento è la pigrizia dello scoraggiamento, ma non si è pigri quando ci sentiamo scoraggiati.” Questo pensiero è legittimo. Pensiamo che svalutarci non sia serio e senza conseguenze. Non pensiamo che questo pensiero sia un disturbo mentale. Ora, questa pigrizia di scoraggiamento è un disturbo mentale. Potrebbe essere anche il disturbo mentale più pernicioso, nel senso che, sotto la sua influenza, permettiamo alla nostra vita di fluire senza cambiamenti e di tenerci bloccati nella sofferenza se lo lasciamo lavorare.
Possiamo comprendere meglio il disturbo mentale della pigrizia se apprezziamo ciò a cui si oppone, vale a dire una mente positiva, cioè l’impegno.
Qual’è l’impegno nel significato spirituale?
La parola “impegno” nel significato spirituale può avere una connotazione di grande impegno! Il suo nome completo “impegno gioioso”, suona meglio ma sembra richieder un certo sforzo. La parola “energia” è più appropriata? o la parola “ispirazione”? o “piacere”? Sono ispirato a praticare, sono felice di praticare, mi piace praticare, amo praticare – sono tutte manifestazioni di impegno, molto più di “Ho bisogno di fare quello sfarzo”, “Dovrei davvero esercitarmi”…
L’impegno può sembrare una parola intensa, come se stessimo facendo pressione su noi stessi o costringendoci ad ottenere dei risultati. A volte siamo così: poiché gli occidentali sono competitivi, possiamo mantenere il nostro lato competitivo nella nostra pratica spirituale. Possiamo sederci accanto a qualcuno e pensare: “Mi chiedo se si sta veramente concentrando. Oh no, non ci credo…non possono meditare quanto me!” “La loro postura è migliore”, ecc. Tendiamo a forzare molto nella nostra cultura, lavoro, famiglia, società, ecc. – forziamo i risultati. E possiamo anche essere spinti a falsificare i risultati per avere un aspetto migliore.
Vivi la tua vita come se le persone ti guardassero da dietro le spalle e ti giudicassero? Forse ti senti in colpa quando non pensi di essere all’altezza del compito come madre, padre, impiegato, coniuge e persino praticante spirituale? Se è così, allora sentiamo di dover forzare e fornire uno sforzo maggiore; ma il senso di colpa non è un sostituto della gioia, e neanche impegno.
Se possiamo evitare gli estremi di autoironia e ipocrisia e avere un approccio gioioso, fiducioso, entusiasta e rilassato alle nostre pratiche di meditazione, saremo sicuri di cambiare molte cose in meglio.
Cos’è la virtù?
L’impegno è definito nel Buddismo come “una mente che si diletta nella virtù”.
La virtù significa “causa della felicità”. Di nuovo, non pensiamo sempre a questo significato quando ascoltiamo la parola virtù. Pensiamo a qualcosa che è virtuoso.
Quindi, l’impegno si rallegra nella causa della felicità. Non assomiglia molto all’impegno o come lo conosciamo! Ma possiamo vedere che se avessimo una mente che amava coltivare le cause della felicità, finiremmo per essere molto felici, perché creeremmo felicemente la gioia! Con l’impegno, la nostra meditazione diventa un piacere, come un bambino che gioca al suo videogioco preferito. L’obiettivo è quello di provare piacere nella nostra pratica senza richiedere uno sforzo speciale.
Potremmo non esserci ancora, ma è bene sapere quale sia l’impegno reale: nessuna forzatura, nessuna pressione, nessuna tensione, nessun inseguimento dei risultati. Non dobbiamo sentirci infelici quando proviamo a praticare con impegno ora ma che i risultati sono ancora lontani, anche se anni o vite future non saranno sufficienti a farli arrivare. Altrimenti, in quel momento, stiamo creando un abisso incolmabile tra noi e il nostro obiettivo, che ci porta inevitabilmente al fallimento.
La soluzione non è nel confrontare e giudicare ciò che gli altri stanno facendo o nel fantasticare su ciò che pensano di noi. Non dobbiamo sminuire noi stessi o credere a tutto ciò che la nostra storia interiore ci dice su chi siamo. Lo sforzo di essere nel momento presente, di apprezzare la virtù o le cause della felicità, di identificarci come una persona felice – in altre parole, godendo di essere positivi, gentili, saggi, felici e liberi.